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Guida alla Sopravvivenza nel Cinema

16,00 
Guida alla sopravvivenza nel cinema nasce da un’idea di Raoul Lamagna, con le voci di Dave Given e Deborah D’Addetta e la produzione di NaNo Film. È un manuale pratico e motivante pensato per giovani cineasti, tratto dall’omonimo podcast che raccoglie le esperienze e i consigli di dieci professionisti del settore, ognuno proveniente da un reparto diverso della produzione cinematografica. Con uno stile diretto e senza fronzoli, il libro esplora le sfide quotidiane del lavoro nel mondo del cinema, offrendo un’analisi dei vari ruoli che compongono il processo creativo e produttivo. Attraverso le testimonianze di registi, sceneggiatori, produttori, direttori della fotografia e tanti altri, Guida alla sopravvivenza nel cinema traccia un percorso utile e realistico per chi sogna di entrare nell’industria, ma soprattutto per chi vuole imparare a “sopravvivere” in un ambiente tanto affascinante quanto caotico. Paolo Piccirillo, Luciano Stella, Rossella Aprea, Davide Franco, Simone Costantino, Emilio Costa, Raffaele Cirillo, Imma Napoletano, Renato Lori, Vincenzo Lamagna e Nunzia Schiano sono le personalità intervistate all’interno del volume.
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Guida alla Sopravvivenza nel Cinema

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Guida alla sopravvivenza nel cinema nasce da un’idea di Raoul Lamagna, con le voci di Dave Given e Deborah D’Addetta e la produzione di NaNo Film. È un manuale pratico e motivante pensato per giovani cineasti, tratto dall’omonimo podcast che raccoglie le esperienze e i consigli di dieci professionisti del settore, ognuno proveniente da un reparto diverso della produzione cinematografica. Con uno stile diretto e senza fronzoli, il libro esplora le sfide quotidiane del lavoro nel mondo del cinema, offrendo un’analisi dei vari ruoli che compongono il processo creativo e produttivo. Attraverso le testimonianze di registi, sceneggiatori, produttori, direttori della fotografia e tanti altri, Guida alla sopravvivenza nel cinema traccia un percorso utile e realistico per chi sogna di entrare nell’industria, ma soprattutto per chi vuole imparare a “sopravvivere” in un ambiente tanto affascinante quanto caotico. Paolo Piccirillo, Luciano Stella, Rossella Aprea, Davide Franco, Simone Costantino, Emilio Costa, Raffaele Cirillo, Imma Napoletano, Renato Lori, Vincenzo Lamagna e Nunzia Schiano sono le personalità intervistate all’interno del volume.
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Il Cinema di Cthulhu

25,00 
Negli ultimi anni l'influenza di H.P. Lovecraft sull'immaginario collettivo ha avuto un'ascesa incredibile. Non si contano infatti i prodotti cinematografici, televisivi, ludici, fumettistici ispirati ad HPL. La sua concezione dell'universo, in cui l'uomo svolge un ruolo insignificante rispetto agli orrori cosmici che attendono appena dietro il pietoso velo della realtà, è traslata in un certo senso nel Mondo Reale. Guerre, pandemie, disastri climatici, terrorismo, nonché la perdita di identità e di senso a cui l'individuo comune è andato incontro nel corso del cosiddetto secolo breve, e ancor di più nel Ventunesimo, costituiscono un humus perfetto in cui la narrativa di HPL ha trovato terreno fertile. Sulla base di tali premesse questo volume vuole indagare questa contaminazione psichica dell'immaginario, improntando maggiormente il saggio alle opere, cinematografiche e televisive, non dichiaratamente ispirate a Lovecraft, ma comunque influenzate dalla sua narrativa. Senza tralasciare chiaramente gli imprescindibili adattamenti ufficiali.

* * *

“Ci si rende conto che si tratta di un’opera unica, di un lavoro di ricerca titanico su un autore sul quale in Italia, e non solo, non esisteva niente di simile”. Alberto Castellano, Alias, il manifesto

“Un viaggio nei Miti di Cthulhu, tra orrore, fantasia e le visioni di alcuni dei più importanti autori contemporanei”. Andrea Guglielmino, Cinecittà News

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Il Cinema di Cthulhu

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Negli ultimi anni l'influenza di H.P. Lovecraft sull'immaginario collettivo ha avuto un'ascesa incredibile. Non si contano infatti i prodotti cinematografici, televisivi, ludici, fumettistici ispirati ad HPL. La sua concezione dell'universo, in cui l'uomo svolge un ruolo insignificante rispetto agli orrori cosmici che attendono appena dietro il pietoso velo della realtà, è traslata in un certo senso nel Mondo Reale. Guerre, pandemie, disastri climatici, terrorismo, nonché la perdita di identità e di senso a cui l'individuo comune è andato incontro nel corso del cosiddetto secolo breve, e ancor di più nel Ventunesimo, costituiscono un humus perfetto in cui la narrativa di HPL ha trovato terreno fertile. Sulla base di tali premesse questo volume vuole indagare questa contaminazione psichica dell'immaginario, improntando maggiormente il saggio alle opere, cinematografiche e televisive, non dichiaratamente ispirate a Lovecraft, ma comunque influenzate dalla sua narrativa. Senza tralasciare chiaramente gli imprescindibili adattamenti ufficiali.

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“Ci si rende conto che si tratta di un’opera unica, di un lavoro di ricerca titanico su un autore sul quale in Italia, e non solo, non esisteva niente di simile”. Alberto Castellano, Alias, il manifesto

“Un viaggio nei Miti di Cthulhu, tra orrore, fantasia e le visioni di alcuni dei più importanti autori contemporanei”. Andrea Guglielmino, Cinecittà News

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Storia del Black Cinema

22,00 
Di cosa parliamo quando parliamo di Black Cinema? Innanzi tutto di African American Cinema e, inevitabilmente quindi, parliamo di rappresentazione del corpo nero, della sua evoluzione o involuzione, delle conquiste, ma anche delle perdite di identità della popolazione afroamericana. Perché il cinema rappresenta sempre uno sguardo sul mondo e nel Black Cinema questo sguardo appartiene a due mondi diversi: quello culturalmente dominante, dei bianchi che rappresentano i neri, ma anche quello dei neri sui neri. Dalle origini fino alla contemporaneità, passando per il fenomeno della blaxploitation, l’ipocrisia di un Academy falsamente progressista e delle case di produzione che alimentano il fenomeno dei blaxbuster, ma anche attraverso grandi registi indipendenti come Bill Foster o Oscar Micheaux, in questo saggio l’autore ricostruisce la storia del Black Cinema, restituendo uno spaccato completo della sua evoluzione fino ai nostri giorni.

* * *

Menzione Classifica Qualità 2024, La Lettura, Corriere della Sera “L’approccio dell’autore verso l’oggetto di studio è totale ed enciclopedico, senza però diventare mai pedante, ma anzi puntando sul coinvolgimento del lettore, emotivo oltre che intellettuale, grazie alla fluidità di scrittura e a una passione, non soltanto cinéphile, che traspare da ogni riga”. Diego Del Pozzo, Il Mattino “La pubblicazione di Rosario Gallone va a colmare un vuoto editoriale italiano […] Raramente si è visto nel panorama italiano (non solo nel settore cinematografico) un argomento sviscerato in lungo e in largo con tanta dovizia di particolari, storie, aneddoti, approfondimenti, collegamenti intertestuali”. Alberto Castellano, Alias, il manifesto “Un libro che rappresenta un unicum nel panorama italiano sull’argomento”. Davide Porzio, Pop Corn Club “La vicenda del Black Cinema è complessa e piena di contraddizioni, di spinte opposte che il libro analizza scientificamente, senza un’oncia di retorica, al contrario: Gallone è penna innamorata di quei film ma non teme di segnalare le operazioni più difficili e fallimentari, spiegandone i motivi della non riuscita”. Emanuele De Nicola, Nocturno “Un’impresa titanica ed enciclopedica che fa del saggio di Gallone una fonte bibliografica d’ora in poi imprescindibile per chiunque voglia occuparsi di Black Cinema, e allo stesso tempo evita il rischio di rivelarsi meramente compilativa, soprattutto perché, da parte dell’autore, ci sono un punto di vista e una chiara posizione morale”. Paola Casella, Cinecritica
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Di cosa parliamo quando parliamo di Black Cinema? Innanzi tutto di African American Cinema e, inevitabilmente quindi, parliamo di rappresentazione del corpo nero, della sua evoluzione o involuzione, delle conquiste, ma anche delle perdite di identità della popolazione afroamericana. Perché il cinema rappresenta sempre uno sguardo sul mondo e nel Black Cinema questo sguardo appartiene a due mondi diversi: quello culturalmente dominante, dei bianchi che rappresentano i neri, ma anche quello dei neri sui neri. Dalle origini fino alla contemporaneità, passando per il fenomeno della blaxploitation, l’ipocrisia di un Academy falsamente progressista e delle case di produzione che alimentano il fenomeno dei blaxbuster, ma anche attraverso grandi registi indipendenti come Bill Foster o Oscar Micheaux, in questo saggio l’autore ricostruisce la storia del Black Cinema, restituendo uno spaccato completo della sua evoluzione fino ai nostri giorni.

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Menzione Classifica Qualità 2024, La Lettura, Corriere della Sera “L’approccio dell’autore verso l’oggetto di studio è totale ed enciclopedico, senza però diventare mai pedante, ma anzi puntando sul coinvolgimento del lettore, emotivo oltre che intellettuale, grazie alla fluidità di scrittura e a una passione, non soltanto cinéphile, che traspare da ogni riga”. Diego Del Pozzo, Il Mattino “La pubblicazione di Rosario Gallone va a colmare un vuoto editoriale italiano […] Raramente si è visto nel panorama italiano (non solo nel settore cinematografico) un argomento sviscerato in lungo e in largo con tanta dovizia di particolari, storie, aneddoti, approfondimenti, collegamenti intertestuali”. Alberto Castellano, Alias, il manifesto “Un libro che rappresenta un unicum nel panorama italiano sull’argomento”. Davide Porzio, Pop Corn Club “La vicenda del Black Cinema è complessa e piena di contraddizioni, di spinte opposte che il libro analizza scientificamente, senza un’oncia di retorica, al contrario: Gallone è penna innamorata di quei film ma non teme di segnalare le operazioni più difficili e fallimentari, spiegandone i motivi della non riuscita”. Emanuele De Nicola, Nocturno “Un’impresa titanica ed enciclopedica che fa del saggio di Gallone una fonte bibliografica d’ora in poi imprescindibile per chiunque voglia occuparsi di Black Cinema, e allo stesso tempo evita il rischio di rivelarsi meramente compilativa, soprattutto perché, da parte dell’autore, ci sono un punto di vista e una chiara posizione morale”. Paola Casella, Cinecritica
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La Magnifica Ossessione

15,00 
Precursore del “nuovo cinema italiano” a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, Salvatore Piscicelli inizia la sua carriera come critico cinematografico prima di debuttare alla regia come documentarista. Il suo primo lungometraggio, Immacolata e Concetta – L’altra gelosia (1979), vince numerosi riconoscimenti, tra cui il Pardo d’Argento al Locarno Film Festival, e mostra già chiaramente l’estetica e lo stile del regista. Sulla stessa scia, i lavori successivi mostreranno lo sguardo antropologico di Piscicelli, pioniere di quella narrazione che poi si affermerà negli anni Duemila e che deve tanto a film come Le occasioni di Rosa (1981), Blues metropolitano (1985), Baby gang (1992). In questo libro critici e studiosi danno vita alla prima monografia sul regista, indagandone i canoni, lo stile e gli elementi fondanti. *** A cura di Alberto Castellano. Sandro Dionisio, Fabrizio Croce, Paola Pagliuca, Valerio Caprara, Luigi Barletta, Mario Franco, Fabio Zanello, Francesco Della Calce, Achille Pisanti, Goffredo De Pascale, Gino Frezza, Adriano Aprà, Armando Andria, Giancarlo Giacci, Gina Annunziata sono gli studiosi e i critici che hanno contribuito alla stesura del libro con i loro saggi.

* * *

“Un bellissimo esempio di come critici e cineasti possano intrecciare percorsi teorici fruttuosi e affetti”. Cristiana Paternò, Cinecritica “Brillante ed esaustiva monografia”. Valerio Caprara, Il Mattino “Salvatore Piscicelli è una figura centrale nel cinema italiano dell’ultimo mezzo secolo eppure incredibilmente la sua lunga carriera non era mai stata raccontata in un libro. A colmare la lacuna ci pensano il critico e saggista Alberto Castellano e l’editore Martin Eden, con un pregevole volume”. Antonio Tricomi, La Repubblica “Saggi appassionati, convincenti, coinvolgenti e sconvolgenti”. Roberto Silvestri, FilmTV “Una saggistica cospicua, quindici brani di riflessione critica, un’intervista rivelatrice che ha attimi di zenith, una galleria fotografica, una necessaria filmografia e il resto dell’opera densa. Ciascuno degli interventi, tutti profondi, precisi e da leggere con attenzione, si propone in un’area specifica dell’autore”. Claudio Trionfera, iKonoPlast n.23
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La Magnifica Ossessione

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Precursore del “nuovo cinema italiano” a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, Salvatore Piscicelli inizia la sua carriera come critico cinematografico prima di debuttare alla regia come documentarista. Il suo primo lungometraggio, Immacolata e Concetta – L’altra gelosia (1979), vince numerosi riconoscimenti, tra cui il Pardo d’Argento al Locarno Film Festival, e mostra già chiaramente l’estetica e lo stile del regista. Sulla stessa scia, i lavori successivi mostreranno lo sguardo antropologico di Piscicelli, pioniere di quella narrazione che poi si affermerà negli anni Duemila e che deve tanto a film come Le occasioni di Rosa (1981), Blues metropolitano (1985), Baby gang (1992). In questo libro critici e studiosi danno vita alla prima monografia sul regista, indagandone i canoni, lo stile e gli elementi fondanti. *** A cura di Alberto Castellano. Sandro Dionisio, Fabrizio Croce, Paola Pagliuca, Valerio Caprara, Luigi Barletta, Mario Franco, Fabio Zanello, Francesco Della Calce, Achille Pisanti, Goffredo De Pascale, Gino Frezza, Adriano Aprà, Armando Andria, Giancarlo Giacci, Gina Annunziata sono gli studiosi e i critici che hanno contribuito alla stesura del libro con i loro saggi.

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“Un bellissimo esempio di come critici e cineasti possano intrecciare percorsi teorici fruttuosi e affetti”. Cristiana Paternò, Cinecritica “Brillante ed esaustiva monografia”. Valerio Caprara, Il Mattino “Salvatore Piscicelli è una figura centrale nel cinema italiano dell’ultimo mezzo secolo eppure incredibilmente la sua lunga carriera non era mai stata raccontata in un libro. A colmare la lacuna ci pensano il critico e saggista Alberto Castellano e l’editore Martin Eden, con un pregevole volume”. Antonio Tricomi, La Repubblica “Saggi appassionati, convincenti, coinvolgenti e sconvolgenti”. Roberto Silvestri, FilmTV “Una saggistica cospicua, quindici brani di riflessione critica, un’intervista rivelatrice che ha attimi di zenith, una galleria fotografica, una necessaria filmografia e il resto dell’opera densa. Ciascuno degli interventi, tutti profondi, precisi e da leggere con attenzione, si propone in un’area specifica dell’autore”. Claudio Trionfera, iKonoPlast n.23
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Io, Nando Paone

15,00 
Quando avevo sedici anni, a Bagnoli c’erano sei, sette sale e si andava al cinema senza sapere nulla del film che avremmo visto. Una sera c’era in programmazione L’inquilino del terzo piano di Roman Polanski. Quel film mi folgorò, anche per la straordinaria interpretazione di Polanski. Decido: “Voglio fare l’attore”. È da questa folgorazione, come racconta lui stesso, che inizia di fatto l’avventura di Nando Paone nel mondo della recitazione. Da allora, in circa cinquant’anni di carriera, reciterà in più di cento opere tra teatro, cinema e televisione. Nando Paone si racconta a trecentosessanta gradi in questa lunga intervista a cura di Ignazio Senatore, ripercorrendo tutta la sua carriera e riflettendo sul ruolo dell’attore e sul modo in cui la recitazione ha plasmato la sua vita.

* * *

“Il libro tocca puntualmente tutti gli aspetti sia umani che artistici di Paone, mettendo in rilievo le molteplici sfumature della sua personalità e la totale dedizione al lavoro dell’attore”. Antonio Tedesco, Proscenio
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Io, Nando Paone

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Quando avevo sedici anni, a Bagnoli c’erano sei, sette sale e si andava al cinema senza sapere nulla del film che avremmo visto. Una sera c’era in programmazione L’inquilino del terzo piano di Roman Polanski. Quel film mi folgorò, anche per la straordinaria interpretazione di Polanski. Decido: “Voglio fare l’attore”. È da questa folgorazione, come racconta lui stesso, che inizia di fatto l’avventura di Nando Paone nel mondo della recitazione. Da allora, in circa cinquant’anni di carriera, reciterà in più di cento opere tra teatro, cinema e televisione. Nando Paone si racconta a trecentosessanta gradi in questa lunga intervista a cura di Ignazio Senatore, ripercorrendo tutta la sua carriera e riflettendo sul ruolo dell’attore e sul modo in cui la recitazione ha plasmato la sua vita.

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“Il libro tocca puntualmente tutti gli aspetti sia umani che artistici di Paone, mettendo in rilievo le molteplici sfumature della sua personalità e la totale dedizione al lavoro dell’attore”. Antonio Tedesco, Proscenio
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Venti di Cinema

18,00 
Vent’anni sono tanti per qualsiasi cinematografia per gli inevitabili cambiamenti, trasformazioni, nuove modalità narrative. Il ventennio 1990 – 2010 del cinema italiano, oggetto di questo libro, ha la particolarità di essere un periodo-chiave visto che arriva dopo gli anni ‘70 e ‘80 che avevano fatto registrare il consolidamento dei generi e quasi contemporaneamente l’irruzione di movimenti e nouvelle vague e di nuovi autori che cominciarono a riconsiderare/ridisegnare la mappa del nostro cinema e a riflettere su modelli, filoni, stereotipi.  Le 150 recensioni comprese nel volume, selezionate tra le tante scritte dall’autore in qualità di critico cinematografico del quotidiano Il Mattino, sono in qualche modo lo specchio di cambiamenti, l’evidenziatore affidabile della possibile convivenza del cinema di serie A e serie B, del cinema autoriale e commerciale, di artisti e artigiani.  Il libro vuole essere un viaggio al tempo stesso piacevole, appassionante, utile ma anche spiazzante per l’approccio rigoroso al cinema italiano di quegli anni senza distinzioni tra film “alti” d’autore e prodotti “bassi” di consumo.

* * *

“Il lettore si trova immerso in un flusso di riflessioni, esposte con stile preciso e a tratti tagliente, che mettono in gioco la sua memoria di spettatore. E tra i meriti del volume c’è anche quello di riportare alla mente pellicole di valore troppo in fretta dimenticate o accolte distrattamente dal pubblico”. Antonio Tricomi, La Repubblica “C’è un po’ di tutto. Anche i B movies? Anche. Soprattutto, c’è tanta produzione italiana, perché Alberto Castellano non è soltanto un critico navigato ma un onnivoro di schermo, prima di tutto il grande, con tre, quattro film a settimana di cui cibarsi”. Luciano Giannini, Il Mattino
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Vent’anni sono tanti per qualsiasi cinematografia per gli inevitabili cambiamenti, trasformazioni, nuove modalità narrative. Il ventennio 1990 – 2010 del cinema italiano, oggetto di questo libro, ha la particolarità di essere un periodo-chiave visto che arriva dopo gli anni ‘70 e ‘80 che avevano fatto registrare il consolidamento dei generi e quasi contemporaneamente l’irruzione di movimenti e nouvelle vague e di nuovi autori che cominciarono a riconsiderare/ridisegnare la mappa del nostro cinema e a riflettere su modelli, filoni, stereotipi.  Le 150 recensioni comprese nel volume, selezionate tra le tante scritte dall’autore in qualità di critico cinematografico del quotidiano Il Mattino, sono in qualche modo lo specchio di cambiamenti, l’evidenziatore affidabile della possibile convivenza del cinema di serie A e serie B, del cinema autoriale e commerciale, di artisti e artigiani.  Il libro vuole essere un viaggio al tempo stesso piacevole, appassionante, utile ma anche spiazzante per l’approccio rigoroso al cinema italiano di quegli anni senza distinzioni tra film “alti” d’autore e prodotti “bassi” di consumo.

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“Il lettore si trova immerso in un flusso di riflessioni, esposte con stile preciso e a tratti tagliente, che mettono in gioco la sua memoria di spettatore. E tra i meriti del volume c’è anche quello di riportare alla mente pellicole di valore troppo in fretta dimenticate o accolte distrattamente dal pubblico”. Antonio Tricomi, La Repubblica “C’è un po’ di tutto. Anche i B movies? Anche. Soprattutto, c’è tanta produzione italiana, perché Alberto Castellano non è soltanto un critico navigato ma un onnivoro di schermo, prima di tutto il grande, con tre, quattro film a settimana di cui cibarsi”. Luciano Giannini, Il Mattino
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Carlo Delle Piane

14,00 
Carlo Delle Piane è stato uno dei più prolifici attori italiani. Nella sua carriera ha lavorato, fin da bambino, con i più grandi registi e attori del panorama cinematografico italiano interpretando ruoli rimasti iconici. Grazie al sodalizio con Pupi Avati mutò professionalmente, affrontando anche ruoli drammatici e arrivando a vincere, nel 1986, la Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile al Festival del cinema di Venezia. Ma chi era davvero Carlo Delle Piane? Se dell’attore sappiamo praticamente tutto, non abbiamo mai scoperto l’uomo, di cui sappiamo poco o nulla. In questo libro scopriamo le dolcezze, i limiti, il rapporto con la musica e con le città da lui amate, gli aspetti più intimi e nascosti raccontati dalla donna che più di chiunque altro lo ha amato e compreso.

* * *

“La Crispino ci fa scoprire le dolcezze, i limiti, il rapporto con la musica e con le città da lui amate, gli aspetti più intimi e nascosti”. Alberto Castellano, il manifesto “La vicenda professionale di Carlo Delle Piane è lunga e complessa ma rimane sullo sfondo di quello che Pupi Avati definisce «un diario d’amore», ossia il racconto dei sei anni di matrimonio con la musicoterapeuta napoletana Anna Crispino, autrice del libro”. Ugo Cundari, Il Mattino “Con il suo stile semplice e diretto, Anna Crispino racconta una storia d’amore. Un amore la cui fiamma è ancora viva, come se quattro anni fa Delle Piane non avesse abbandonato per sempre le scene”. Antonio Tricomi, La Repubblica “Ma chi era davvero Carlo Delle Piane? Dalla dolcezza al «jazz che ascoltava di continuo», dalle passioni alle idiosincrasie e le maschere, a metterlo a nudo è la donna che lo conosceva bene, Anna Crispino, che lo sposò nel 2013 […] il libro istruisce sapide e sensibili convergenze parallele tra arte e vita, diaristica e compendio critico”. Rivista del Cinematografo
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Carlo Delle Piane

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Carlo Delle Piane è stato uno dei più prolifici attori italiani. Nella sua carriera ha lavorato, fin da bambino, con i più grandi registi e attori del panorama cinematografico italiano interpretando ruoli rimasti iconici. Grazie al sodalizio con Pupi Avati mutò professionalmente, affrontando anche ruoli drammatici e arrivando a vincere, nel 1986, la Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile al Festival del cinema di Venezia. Ma chi era davvero Carlo Delle Piane? Se dell’attore sappiamo praticamente tutto, non abbiamo mai scoperto l’uomo, di cui sappiamo poco o nulla. In questo libro scopriamo le dolcezze, i limiti, il rapporto con la musica e con le città da lui amate, gli aspetti più intimi e nascosti raccontati dalla donna che più di chiunque altro lo ha amato e compreso.

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“La Crispino ci fa scoprire le dolcezze, i limiti, il rapporto con la musica e con le città da lui amate, gli aspetti più intimi e nascosti”. Alberto Castellano, il manifesto “La vicenda professionale di Carlo Delle Piane è lunga e complessa ma rimane sullo sfondo di quello che Pupi Avati definisce «un diario d’amore», ossia il racconto dei sei anni di matrimonio con la musicoterapeuta napoletana Anna Crispino, autrice del libro”. Ugo Cundari, Il Mattino “Con il suo stile semplice e diretto, Anna Crispino racconta una storia d’amore. Un amore la cui fiamma è ancora viva, come se quattro anni fa Delle Piane non avesse abbandonato per sempre le scene”. Antonio Tricomi, La Repubblica “Ma chi era davvero Carlo Delle Piane? Dalla dolcezza al «jazz che ascoltava di continuo», dalle passioni alle idiosincrasie e le maschere, a metterlo a nudo è la donna che lo conosceva bene, Anna Crispino, che lo sposò nel 2013 […] il libro istruisce sapide e sensibili convergenze parallele tra arte e vita, diaristica e compendio critico”. Rivista del Cinematografo
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Fino all’ultima sala

15,00 
L’attuale situazione delle sale cinematografiche napoletane — e non solo — è complessa. I multisala, lo streaming, l’assenza di cinema di quartiere sono solo alcuni degli elementi di un disordine su cui bisognerebbe fare chiarezza. Le persone non vanno più al cinema, questo è un dato di fatto, ma c’era un tempo in cui le sale cinematografiche a Napoli erano centinaia. Come ripartire? Questa è la domanda che dovremmo porci per provare a dare una scossa all’attuale condizione. In questo libro per cercare di comprendere il presente, si parte dallo studio del passato con un minuzioso lavoro di ricerca che raccoglie dati e numeri per provare, finalmente, a comporre un quadro chiaro della storia delle sale cinematografiche napoletane.

* * *

“Un lavoro davvero imperdibile, quasi come fosse un vecchio film d’avventura”. Giulio Baffi, La Repubblica “Con animo cinéphile e istinto da investigatore, il critico Giancarlo Giacci ha portato a termine un’impresa degna di nota”. Diego Del Pozzo, Il Mattino “Il cuore del volume sono le tabelle con le quali l’autore evidenzia il numero di sale cinematografiche che negli anni hanno chiuso i battenti […] Di fronte a questi dati impietosi viene in mente quanto affermava Peppuccio Tornatore: «Una città senza cinema è come un viso senza occhi»”. Ignazio Senatore, Corriere del Mezzogiorno “Solo un supporto cartaceo può restituire l’avventurosa storia dei cinema napoletani strappandola alla rassegnazione dell’oblio, all’ineluttabilità del dimenticatoio che tutto inghiotte e frulla, al piacere nostalgico di ricordare ogni tanto questa o quella sala che magari scatta quando ci si trova di fronte a un supermercato o a un garage che l’ha sostituita”. Alberto Castellano, Alias, il manifesto “È questa l’occasione per riaccendere il sogno del cinema e delle sale da cinema, e strappare la loro storia all’oblio”. Francesca Saturnino, L’Espresso Napoletano
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Fino all’ultima sala

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L’attuale situazione delle sale cinematografiche napoletane — e non solo — è complessa. I multisala, lo streaming, l’assenza di cinema di quartiere sono solo alcuni degli elementi di un disordine su cui bisognerebbe fare chiarezza. Le persone non vanno più al cinema, questo è un dato di fatto, ma c’era un tempo in cui le sale cinematografiche a Napoli erano centinaia. Come ripartire? Questa è la domanda che dovremmo porci per provare a dare una scossa all’attuale condizione. In questo libro per cercare di comprendere il presente, si parte dallo studio del passato con un minuzioso lavoro di ricerca che raccoglie dati e numeri per provare, finalmente, a comporre un quadro chiaro della storia delle sale cinematografiche napoletane.

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“Un lavoro davvero imperdibile, quasi come fosse un vecchio film d’avventura”. Giulio Baffi, La Repubblica “Con animo cinéphile e istinto da investigatore, il critico Giancarlo Giacci ha portato a termine un’impresa degna di nota”. Diego Del Pozzo, Il Mattino “Il cuore del volume sono le tabelle con le quali l’autore evidenzia il numero di sale cinematografiche che negli anni hanno chiuso i battenti […] Di fronte a questi dati impietosi viene in mente quanto affermava Peppuccio Tornatore: «Una città senza cinema è come un viso senza occhi»”. Ignazio Senatore, Corriere del Mezzogiorno “Solo un supporto cartaceo può restituire l’avventurosa storia dei cinema napoletani strappandola alla rassegnazione dell’oblio, all’ineluttabilità del dimenticatoio che tutto inghiotte e frulla, al piacere nostalgico di ricordare ogni tanto questa o quella sala che magari scatta quando ci si trova di fronte a un supermercato o a un garage che l’ha sostituita”. Alberto Castellano, Alias, il manifesto “È questa l’occasione per riaccendere il sogno del cinema e delle sale da cinema, e strappare la loro storia all’oblio”. Francesca Saturnino, L’Espresso Napoletano
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Un Principe Dada

14,00 
Sinossi: «Figli e fratelli, voglio farvi dono di tutta la mia ricchezza, ma le cose mie, strettamente mie, le porto via con me.»I lunghi corridoi della Facoltà di Medicina, i giorni a Calcutta per girare il primo film, le presentazioni nei teatri di Napoli, la Mostra del Cinema di Venezia, la Cappella Sansevero.  Una lunga passeggiata tra le vie di Napoli si trasforma in un memoir che porta alla luce i momenti più nascosti della vita di un artista. Pittura, cinema, esoterismo, Storia e credenze popolari si mescolano in una scrittura a più livelli che racconta l’anima di un uomo, di una città e di una figura strettamente legata ad entrambe: il “nostro caro” Principe di Sansevero.

* * *

“Un lungo itinerario che si dipana attraverso i decenni, richiamando incontri, presenze, spettacoli, versi, esperienze e fantasmi per provare a fornire unitarietà e coerenza a un percorso articolato, vasto ed eccentrico”. Generoso Picone, Il Mattino “Una lunga passeggiata tra le vie di Napoli si trasforma in un memoir che porta alla luca i momenti più nascosti della vita dell’artista”. Alberto Castellano, il manifesto
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Un Principe Dada

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Sinossi: «Figli e fratelli, voglio farvi dono di tutta la mia ricchezza, ma le cose mie, strettamente mie, le porto via con me.»I lunghi corridoi della Facoltà di Medicina, i giorni a Calcutta per girare il primo film, le presentazioni nei teatri di Napoli, la Mostra del Cinema di Venezia, la Cappella Sansevero.  Una lunga passeggiata tra le vie di Napoli si trasforma in un memoir che porta alla luce i momenti più nascosti della vita di un artista. Pittura, cinema, esoterismo, Storia e credenze popolari si mescolano in una scrittura a più livelli che racconta l’anima di un uomo, di una città e di una figura strettamente legata ad entrambe: il “nostro caro” Principe di Sansevero.

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“Un lungo itinerario che si dipana attraverso i decenni, richiamando incontri, presenze, spettacoli, versi, esperienze e fantasmi per provare a fornire unitarietà e coerenza a un percorso articolato, vasto ed eccentrico”. Generoso Picone, Il Mattino “Una lunga passeggiata tra le vie di Napoli si trasforma in un memoir che porta alla luca i momenti più nascosti della vita dell’artista”. Alberto Castellano, il manifesto
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